venerdì 15 agosto 2014

L'embrismo: un mito prodotto dalle paure machiste

di Vanessa Rivera della Fuente *







Nella mitologia greca, la Gorgone era uno spietato mostro femminile. Il suo potere era così grande, che chiunque provasse a guardarla rimaneva pietrificato. Le gorgoni sono rappresentate, a volte, con ali dorate, artigli di bronzo e zanne di cinghiale e i capelli intrecciati con serpenti.
Terrificante vero? La stessa percezione che hanno le persone del mito moderno legato allo sviluppo del femminismo: l’embrista. Essendo un mito “appropriato” nessuno l’ha mai vista, però tutti e tutte ne hanno paura. E’ la somma di tutte le paure del patriarcato e delle stesse donne rispetto alle altre.
Tuttavia, se analizziamo la questione, né l’embrista, né la femminista estremista e neppure la nazi-femminista esistono come esseri diabolici che si aggirano cercando di pietrificare gli uomini con lo sguardo o sterminarli nella camera a gas. Sono leggende metropolitane appartenenti alla mitologia patriarcale, riversata nel caldo dell’inerte ignoranza.

Definendo l’embrismo.

Digitando su Google il termine “embrismo”, la maggior parte delle definizioni sono abbastanza laconiche catalogandolo come il contrario del machismo. Seguendo la definizione, l’embrismo sarebbe il contrario del machismo, quindi, per sapere che cosa sia l’embrismo, bisogna vedere cosa sia il machismo.
Il machismo, espressione che deriva dalla parola “ macho” è definito dal Dizionario come "l’atteggiamento arrogante degli uomini verso le donne". Il machismo comprende l’insieme dei comportamenti, atteggiamenti, convinzioni, pratiche sociali e credenze volte a giustificare e promuovere le condotte percepite tradizionalmente come eterosessualmente maschili e discriminatorie contro le donne.
Se l’embrismo è l’opposto del machismo, esso sarebbe quindi, “ l’insieme di atteggiamenti e credenze destinate a giustificare e promuovere il mantenimento di comportamenti percepite come eterosessualmente femminili e anche discriminatori contro gli uomini”. Non è strano tutto ciò? Per essere un movimento così potente che soggioga e opprime gli uomini e li violenta in casa, nei campi e li giudica, il suo sviluppo teorico è molto semplicistico e, coincidenza, si definisce come un riflesso del machismo, così come il femminile è stato definito da sempre, come l’immagine speculare del maschile.
Il machismo è l’insieme d’idee, comportamenti e atteggiamenti socializzati, ampiamente appresi, con un forte rinforzo culturale, pertanto accettati e normalizzati. Il machismo, quindi, conta su un sistema che consente la sua riproduzione. Dov’è il sistema culturale, la pratica sociale, l’ossatura della tradizione, la struttura d’appoggio che permette la riproduzione del presunto embrismo? Chi dice che “ le donne sono così, è normale, è la loro natura”, quando esprimono comportamenti che le fanno guadagnare l’etichetta di embriste?
Come dichiara Beatriz Gimeno: “ C’è un movimento, un’ideologia, un pensiero, una teoria, dei testi,  che sostenga che gli uomini debbano essere sottomessi alla disuguaglianza, nella quale viviamo noi donne? Che dovrebbero essere spogliati dei loro diritti economici o politici, che debbano guadagnare meno, che si meritano di essere oggetto di violenza da parte delle donne, che debbano essere reclusi nelle loro case, lasciare il mondo lavorativo e lo spazio pubblico?”.
In quale posto esiste un sistema di dominio destinato a soggiogare gli uomini, appoggiato dalle leggi, finanziato dalla Banca mondiale, controllando il potere politico e i mass-media per mercificare gli uomini e violentarli per essere tali? L’embrismo, presumibilmente, contribuisce a mantenere un comportamento eterosessulmente femminile. Tutte le volte, che si qualifica sempre qualcuna embrista si fa perché quella donna ha mostrato comportamenti legati al maschile: violenza, aggressività, senso competitivo, ambizione di potere, ecc. L’evidente contraddizione conferma l’impronta machista del concetto. Quale sistema, ideologia, teoria, difende il mantenimento di comportamenti eterosessuali femminili? Quale sistema è nella posizione privilegiata di definire ciò che è femminile o no, ciò che è maschile o no e chi è embrista o no?
E’ penoso che dobbiamo continuare a farci del male le une con le altre con etichette inventate dal patriarcato. Come se non fossero già abbastanza le definizioni canoniche di santa, madre, vergine, strega, folle e puttana. Adesso, c’è questa moda di dire “ Io sono femminista e voglio l’uguaglianza, non come queste embriste/nazi-femministe” Il che equivale a dire “ Io sono una signora, non come queste donne sciolte, là fuori”.  Cioè “ Le altre sono quelle più cattive”. Questo patriarcato introietta l’elevata purezza. Rileva la parola “altre”, perché questo tipo di elaborazioni sono quelle che ci mantengono in una situazione di alterità che ci impedisce di costruire il “ noi”.
Perché analizzare il concetto di embrismo? Perché noi donne siamo state educate storicamente a diffidare del nostro potere, a squalificare il potere delle altre donne, per confrontarci solamente con l’approvazione maschile. L’embrismo è un’invenzione machista, affinché le donne rifiutino l’emancipazione delle altre, quando non compiacciono il patriarcato. Ci fanno credere che è male ribellarsi di fronte alla discriminazione di genere e che ci siano donne ribelli buone e donne ribelli cattive, secondo il grado di approvazione che concede il sistema patriarcale.
L’ embrismo è utilizzato per rafforzare la socializzazione negativa delle donne. Abbiamo imparato che solo sotto la protezione e la guida dell’autorità maschile, siamo sicure che dobbiamo diffidare delle altre donne, perché come diceva mia nonna, sono ruba-mariti, perché tradiscono, perché le donne sono volubili e solo sottomettendoci che arriviamo a bilanciare, controllo e tranquillità. Le embriste, allora, sono un pericolo per il sistema, perché non cercano la sua approvazione e mettono a rischio la socializzazione negativa, che permette di dividere e controllare le donne.
Le donne non hanno sorellanza con le loro pari o competono senza scrupoli per il potere, hanno una logica patriarcale nel modo di vedere il mondo, però non sono embriste. Sono riproduttrici del machismo, così come quelle che accusano di embrismo. Pertanto, il discutibile in questo caso è il patriarcato e i suoi modelli di naturalizzazione delle relazioni umane disuguali, non certo il femminismo.
Delegittimare i processi di autonomia delle altre donne è esercitare violenza simbolica, con uno stereotipo che demonizza la consapevolezza del potere delle donne, come comportamento aggressivo estremo. Chiamare embrista le altre donne è essere d’accordo che il patriarcato abbia ancora il diritto di definire e dirci quale femminismo accettare, quali siano i processi emancipatori più legittimi o no, quali donne siano brave e quali siano cattive dentro i movimenti e no. Implica che sia giusto escludere mediante etichette e stereotipi quelle donne il cui cammino verso la liberazione sembra più minaccioso rispetto a quello delle altre.
L’embrista se davvero esistesse, non sarebbe giammai un pericolo per le donne che cercano autonomia, ma per il sistema oppressivo, per gli oppressori e riproduttori e riproduttrici.
L’embrismo è il mito inventato dal machismo per non ammettere la sua paura delle donne senza paura.

 * El quinto poder

traduzione di Lia Di Peri




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