mercoledì 25 settembre 2013

Cos'è il (post) machismo?






Il concetto è stato sviluppato dal medico forense Miguel Lorente Acosta, ex delegato al Ministro dell’uguaglianza nel governo socialista spagnolo .
Secondo lo specialista, lo scopo del postmachismo è quello di “ confondere e generare negazioni affermando che ciò che si richiede con la parità è solamente attaccare gli uomini e tutto ciò che li riguarda”.
Lorente Acosta lo definisce come " una delle ultime trappole che la cultura patriarcale ha implementato" e che cerca di mantenere lo status quo della diseguaglianza tra i generi, utilizzando però, argomenti che si pretendono egualitari. Le finalità degli argomenti sono di generare confusione che si traduca in dubbi, producendo così una passività nella lotta per il cambiamento, visto come una minaccia ai privilegi maschili nella società. Ciò è facile se si critica tutto quello che mette in discussione la diseguaglianza, istallando il dubbio, al solo scopo di far permanere la stessa diseguaglianza”.

Miguel Lorente Acosta, indica quali siano gli elementi tipici del postmachismo:

Neutralità: le argomentazioni si fondano sulla negazione di voler beneficiare una parte e pregiudicarne un’altra, ma di cercare ciò che è bene per tutti, ” potendo così criticare tutte le misure di parità dirette alle donne, come parte di un privilegio delle stesse, quando, in realtà, le misure di parità sono azioni dirette ad affrontare le conseguenze della diseguaglianza che si presentino sotto forma di violenza, discriminazione o altro”.

Scientismo: scegliere dati reali, falsificandoli, per sostenere i loro argomenti. Usano l’ideale pseudo-scientifico per fingere la neutralità. I dati scelti e manipolati hanno uno scopo ben preciso: creare confusione, generare dubbio e mantenere lo status quo. Si utilizzano gli argomenti della biologia per giustificare la maternità obbligatoria o per spiegare l’assenza delle donne nei posti di comando e di gestione, alimentando l’idea dell’inferiorità o incapacità femminile, per alcune attività tradizionalmente maschili, comprese quelle sportive, come per esempio, nel seguente trailer sulle calciatrici, intitolato, “Donne con le palle ".



Interesse comune: argomento che si basa sul beneficio economico e l’indottrinamento. Con il primo, i post-machisti affermano che le misure contro la violenza sulle donne si traducono in un beneficio economico delle organizzazioni che difendono la parità. Per questo, in tempo di crisi, i tagli riguardano le risorse che attengono all’uguaglianza. Il secondo argomento costruisce un immaginario molto negativo associato agli studi e alla politica di genere, sostenendo che, chi parla di uguaglianza, in realtà, la utilizza come uno "strumento" "attraente "per imporre un’ideologia e alcuni valori al resto della società (...) lo stesso termine “genere” acquista una valenza negativa, radicale e dogmatica per spiegare l’indottrinamento che questi termini comportano. “ Si arriva così al paradosso – spiega l’autore - che parlare di valori e riferimenti che danno luogo alla violenza di genere, alla discriminazione, all’isolamento e alienazione delle donne dalla vita pubblica è … educare, mentre il contrario, parlare di una società più giusta e pacifica sarebbe indottrinamento".

L’attacco personale e il discredito di chi combatte il (post) machismo: se delegittimo l'interlocutore, delegittimo tutto il suo discorso.
Continuando su questa linea, Miguel Lorente Acosta, enumera diversi atteggiamenti post-machisti, ai quali noi ne aggiungiamo altri:

- Criticare gli interventi con donne vittime e percepirli come attacchi agli uomini, per non giustificare le misure adottate.
-Mettere in dubbio la violenza contro le donne, sostenendo che ci sono molte false denunce  con lo scopo di trarre beneficio dalla legislazione protettiva.
-Criticare le azioni positive che cercano di mettere su di un piano di parità, uomini e donne, definendole discriminatorie nei confronti degli uomini, violando in tal modo “ l’uguale protezione”.
-Diffondere l’idea che il femminismo sia un’ideologia che odia gli uomini e vuole imporre una supremazia femminile.
- Evidenziare i casi di uomini e bambini uccisi da donne, che pur ci sono, ma che non possono compararsi con l’entità del femminicidio di donne e bambine.   Devono essere affrontati entrambi, ma con la consapevolezza che la violenza contro le donne e le ragazze è sistematica, a-storica e a-culturale.
- Riprodurre stereotipi sulla violenza contro la donna, la quale non sarebbe  causa di una diseguaglianza strutturale, ma riguarda  problemi specifici di specifiche coppie, nelle quali ci sono sicuramente coinvolte sostanze stupefacenti.
- Utilizzare fino allo sfinimento elementi della natura e della tradizione: “ è naturale che la donna abbia figli”, “ si è sempre fatto così e non stiamo, poi, così male”.
- Se sono presentate le gravi conseguenze della mutilazione genitale femminile, il post-machismo la compara alla circoncisione, come se il danno (fisico e mentale) e lo scopo fossero gli stessi.
- Vittimizzarsi  come prodotto di una società che li stigmatizza, dichiarando  che " gli uomini pagano con la loro vita la tranquillità delle donne” utilizzando argomenti  che dimostrino  come  la loro vita media è più ridotta, le morti dovute agli  incidenti sul lavoro o stradali.

(…)
Secondo l’autore, “ C’è un uso dell’eguaglianza, per non avanzare nell’uguaglianza. Essi criticano che si parli solo delle donne, non degli uomini, in realtà, fanno in modo che non si  parli di nessuno, né di uomini né di donne”.
“ Può sembrare strano o esagerato,ma succede tutti i giorni. Non si fermano, si sentono vittoriosi in un momento in cui le risorse che hanno permesso di andare contro la corrente del tempo e della storia sono scomparse.  In un tempo in cui un’ideologia conservatrice soffia con l’intensità di una tempesta".
Miguel Lorente Acosta è medico forense, docente di Medicina di Medicina Legale presso l'Università di Granada

desgenerando el genero

Autopsia

(libera traduzione di Lia Di Peri)

domenica 22 settembre 2013

Non sono madre,perché non voglio.

Persiste la pressione sociale per la maternità, ma non per la  paternità.

La donna senza figli è spesso descritta come egoista.


                                                                               



" E tu, quando?" Non ti piacciono i bambini? Ti stai perdendo il meglio della vita ... ". La litania di domande e le dichiarazioni che le donne sentono quando dicono che non vogliono figli sono di solito le stesse. Inoltre, sono spesso costrette a dare spiegazioni.
Sociologi e psicologi esperti del campo riconoscono che esiste una pressione sociale per la maternità, ma non per la paternità. Secondo i tassi di natalità, e i risultati dei pochi studi sul tema, sempre più donne, vi rinunciano.
" Io non voglio, non mi vedo mamma”. Così dichiara Anahi Romero :  "Alcuni mi chiedono come sia possibile " e  ha trovato molto lo stupore nei suoi amici - " mi guardano come se fossi di un altro pianeta " - con delle critiche che mi  hanno offeso . "Sono arrivati  a dire che la mia decisione è innaturale! ", Si lamenta. Romero, madrilena, trentacinque anni, la sua decisione di non avere figli, condivisa con il suo compagno, l’ha presa sei anni fa. “ Non è per problemi economici o di lavoro”, “E’ una decisione meditata, ci ho pensato e ho capito che non volevo”.

Romero è parte di un numero crescente di donne che rinuncia volontariamente alla maternità.
 " Prima degli anni '60, quando iniziò la rivoluzione contraccettiva, quelle che non avevano figli, era perché non volevano regalarli alla guerra, per fame o per povertà. Avevano un’immagine negativa legata al disastro e alla miseria ", spiega la sociologa inglese Katherine Hakim, autora dello studio Childless in Europe (Senza figli in Europa). Ora, secondo i dati, circa il 20 % delle donne europee non sono madri . "Poiché solo il 2% e il 3 % è per l'infertilità, si vede chiaramente che si tratta di una scelta di vita o altri motivi ", aggiunge.
I dati confermano che sempre più donne scelgono di non avere figli ma pochi studi affrontano le cause.
Alicia Kaufmann, professora di Sociologia presso l'Università di Alcalá, è convinta che il desiderio di progredire nel lavoro e l’instabilità economica, soprattutto in tempi di crisi come quello attuale, " pesino molto” sulla decisione . “ Non è escludente avere figli, però spesso i bambini presuppongono una pausa ", spiega. Nonostante i progressi nella condivisione delle responsabilità tra la coppia, la cura all'infanzia è terreno prevalentemente femminile. Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, in Spagna, solo il 2,1 % degli uomini ha ridotto l'orario di lavoro rispetto al 21,1 % delle donne di dedicare quel tempo ai bambini. Inoltre, solo il 7,4 % dei padri rinuncia al loro lavoro più di un anno, mentre il 38,2 % delle madri lo fa.
Senza escludere queste cause -  l'occupazione e l'insicurezza economica come deterrente  -Hakim chiarisce che, la scelta di non avere figli, non è sempre forzata, come a volte è presentata. La sociologa non esclude che ci sono donne che vogliono figli e rinunciano per le ragioni di cui sopra, ma rileva che " non tutti vogliono essere padre e madre: è un mito che ci sia un desiderio universale " in questo senso. Secondo la sua opinione sta crescendo il numero di donne che non sono incinte, semplicemente perché non vogliono.
José María Lailla, presidente de la Sociedad Española de Ginecologia e Ostetricia, getta una luce scientifica sulla tema: "Il desiderio di essere o non essere madre non ha una causa fisiologica nota” rileva.  E ' stato riportato che i cosiddetti ormoni femminili (estrogeni, progesterone, ossitocina e alcune endorfine) può avere una qualche influenza a questo livello, basata principalmente su studi sugli animali, e si è  concluso che ogni femmina ha il desiderio di essere madre e quando si sterilizza questo desiderio, scompare o diminuisce notevolmente. Nelle donne non vi è alcuna prova scientifica di questo fatto ", spiega. "Inoltre, molte donne che per motivi di salute sono state sterilizzate desiderano ancora avere figli ". In breve, quelle che non vogliono figli non hanno rotto l’orologio biologico della maternità, che presuppone faccia tic tac a tutte le donne a una certa età. “E ' sempre più comune per una donna di consultarci per prendere una decisione definitiva sulla contraccezione perché non vuole essere una madre, di solito, questo accade per motivi personali, di lavoro o sociali, ma non per una ragione fisiologica, " spiega il professor Lailla.

Nonostante la tendenza alla crescita di questo fenomeno, indipendentemente dalle ragioni, Hakim dice che al momento " non avere figli è considerato qualcosa di 'insolito o deviato " . "La società presenta la maternità come un destino, una strada per essere una donna ", dice Asunción Garandillas, docente di formazione professionale a Malaga. Lei, cinquantaquattro anni, non ha figli, perché "mai" li voleva. Una scelta di vita che i suoi studenti non capiscono. Quando discute in classe, che scelse, volontariamente, di non essere madre, la reazione delle studenti è di “sorpresa” "Alcune mi chiedono come sia possibile " dichiara.

Anahi Romero ha trovato lo stupore anche tra i suoi amici - " mi guardano come se fossi di un altro pianeta " - con delle critiche che mi hanno offesa . "Sono arrivati a dire che la mia decisione è innaturale! "Si lamenta.

In alcune famiglie, come quella di Encarnación F., comprendono poco perché  non desiderava avere figli, per questo che si sono  elaborate le più variopinte spiegazioni: dalla sterilità al trauma infantile, perché la madre è morta quando era piccola. Queste però non sono altro che giustificazioni dei suoi parenti, la verità è che lei semplicemente non li vuole.
A volte, l’incomprensione va di là dalla sfera privata, come ha dimostrato Julia Gillard, ex prima ministra dell’Australia (2010-2013). Durante la sua carriera politica è stata oggetto di più di una critica, da parte dei suoi avversari, per non avere figli. Tony Abbott, leader dell'opposizione nel 2012, screditò la decisione del governo Gillard di ridurre gli aiuti per il bambino, adducendo che mancava "di esperienza nella crescita dei figli”. Non era la prima volta. Già nel 2007, il senatore conservatore, Bill Heffernan, disse che la politica non aveva leadership perché era " volutamente sterile". Secondo Heffernan, aveva causato scalpore, una donna single e senza figli, perché non poteva assumere le questioni importanti del paese.
La scrittrice e giornalista inglese Helen Croydon dice di sentire un “grande giudizio” quando dichiara nei suoi articoli o alle conferenze, che non vuole avere figli. " Tuttavia, quando un uomo decide, di non essere padre, ciò è accettato, se pensa che voglia progredire nella carriera o non ha incontrato la persona giusta” aggiunge. Con le donne, invece, c’è” un’attesa di spiegazioni”.  Stanca della ripetuta domanda (perché?) e critiche che normalmente conseguono alle sue risposte, Croydon ha deciso di elencare i motivi per cui non  vuole essere madre (e tanto meno sposarsi) nel suo prossimo libro, Screw the Fairytale, che sarà in vendita il prossimo febbraio nel Regno Unito.
" La gente non capisce che può darsi il caso che una donna vuole solo una vita gradevole, senza lo stress di avere figli, che voglia, viaggiare o progredire nella propria carriera ... ci sono molte cose che possiamo fare senza avere una famiglia", dice la scrittora. Garandillas, però condivide la visione di Croydon, dell’incomprensione delle amiche madri, che le hanno detto, che sta perdendo “ il meglio della vita”… “Come se avessi un deficit!” si offende questa professora, che ha passato l’età di rimanere incinta, che non ha nessun rimpianto nella sua vita “piena”.
Maria S., trentacinque anni, che solo da poco ha scelto di avere figli, non ha mai sentito nessuna pressione da parte dei suoi genitori o partner, per aumentare la famiglia. L'ha sentita però dalle amiche, che hanno avuto figli e che le elencavano le bontà di essere madre. Quando la gente mi chiede perché io non voglio e mettono in discussione la mia decisione, spiego che avere un figlio è un casino, una noia; quelle con i bambini la prendono sul personale, come se ponessi in discussione il suo stile di vita, quando invece sono esse che lo stanno facendo con me, " dichiara.
L’argomentazione principale contro quelle che non vogliono avere figli è che esse sono egoiste. Ciò è confermato dalla sociologa Hakim e dalle donne intervistate per questo reportage. Tutte dichiarano che sono state qualificate così per la loro decisione. Croydon ha ricordato che in un’occasione, " due uomini furono molto offensivi. Mi dissero che tutte le donne devono avere figli, perché se no, non si può essere una vera donna. Continuarono aggiungendo che se non ne volevo ero egoista.  Egoista! Perché? Il concetto di egoismo, implica che le donne hanno l’obbligo di dedicare la loro vita a prendersi cura di qualcuno. Mi sembra allucinante”.
Garandillas alla stessa considerazione fattale da una sua collega di lavoro così rispose: “ Nella vita tutto è egoismo. Quando si sceglie un percorso, si perde e si guadagna contemporaneamente.  Non avere figli ha anche i suoi svantaggi. Non esiste una scelta ideale”.
Queste critiche e le pressioni possono sembrare irrilevanti, ma generano " grande disagio " in alcune donne.  Ciò è stato dimostrato David Sanchez Teruel nella sua indagine psicologica, nella quale affronta i problemi di coppia nell’Università di Jaén.  Negli ultimi anni ha visto aumentare le visite legate alle differenze con la paternità.  Normalmente – dice – poiché lei decide di non avere figli “ si sentono obbligati”. Alcuni uomini vengono con le loro partner, affinché le convinciamo ad avere figli” –osserva lo psicologo.
Sánchez Teruel si rammarica, tuttavia, che la maggior parte delle coppie non arriva a esporre questi disaccordi prima di avere figli. “ Si eviterebbe che le donne che non vogliono figli, alla fine, li fanno. Questo è ciò che accade di solito, perché sono esse che cedono nella maggior parte dei casi. Il che crea poi, conflitti, genera rancori e cominciano le accuse. E appare il senso di colpa. Si chiedono se sono cattive madri, perché dopo la maternità continuano a pensare che non la volevano ".

Che cosa fare allora se uno dei due vuole figli e l’altra non ne vuole? Teruel Sanchez invita al dialogo, pur riconoscendo che questo è uno dei motivi per cui alcune coppie si rompono, non importa chi si rifiuta di allargare la famiglia . "Questo, o uno dei due deve cedere. E, quasi sempre, sono le donne ", aggiunge.
Romero, ha chiuso lei il rapporto, perché il suo fidanzato in precedenza aveva espresso il desiderio di diventare padre. Inoltre aveva chiesto alla sua ginecologa che le chiudesse le tube, quando aveva trentatré anni.  La ginecologa non lo fece, perché – le disse – se ne sarebbe potuto pentire in futuro. “ Mi fece arrabbiare molto, quel giorno” spiega Romero.
“ Non c’è una normativa ufficiale, che segni un’età, però c’è un accordo etico e deontologico di non intervenire sotto i trentacinque anni (in alcuni centri è stato aumentato a 38), se non c’è una ragione medica", precisa il dottor Lailla. La ragione principale di questa riluttanza è che le donne possano pentirsi di questa decisione, che è definitiva.  Ci sono alternative meno notevoli . "Ci sono metodi contraccettivi sicuri e con pochi effetti collaterali in giovane età", spiega il presidente della Società Spagnola di Ginecologia.
Così come ci sono donne che si sono pentite di essere state madri o quelle che si rammaricano di non avere figli. In questi casi, però sono essi i più depressi. Secondo uno studio, mentre entrambi i sessi esprimono il desiderio di avere figli in percentuali simili (59 % di essi, il 63 % di essi), nel caso di non averli, sono di più gli uomini, che affermano di essere depressi (38%, di fronte, al 27% delle donne), sentirsi soli (il 50 %, quasi il doppio delle donne intervistate) o pieni di rabbia (25 %, sette punti in più di esse).
L'autore, Robin Hadley, ha osservato nelle conclusioni della sua ricerca, che ha voluto dimostrare che uomini e donne condividono lo stesso livello di desiderio di essere genitori . "Questo sfida l'idea che le donne siano più propense “.

 C’è però ancora la convinzione che nelle donne ci sia questo desiderio.  Le inglesi Hakim e Croydon condividono il parere che ciò sta cambiando, anche se con tempi diversi nel mondo.
Alicia Kaufmann condivide la loro opinione . " E 'vero che si presume che la realizzazione della donna stia nella maternità, ma la crescente pressione sociale è sempre   più bassa”.
Per Romero, non è però così chiaro: “ Dai trent’anni in poi, la gente comincia a chiedere "che cosa stai aspettando ?"  Quindi, non mi aspetto nulla... 

El Pais

(libera traduzione di Lia Di Peri)