mercoledì 4 settembre 2013

La grandezza dell'infamia

Mario R. Fenández



                                                                       





Poche settimane fa è stato pubblicato per un breve periodo, una notizia che mostra la dimensione del genocidio, organizzato dalle classi dominanti canadesi, contro gli aborigeni o delle Prime Nazioni, come loro si definiscono.

 Ian Mosby uno studente di storia nutrizionale, dell'Università di Guelph, in provincia di Ontario, ha scoperto che i/le bambin* della tribù Mi’kmaq del Convitto Shubenacadie (provincia della Nuova Scozia o Shubenacadie Indian Residential School) furono sottoposti tra il 1942-1952 a un esperimento, che consisteva nel negare ai bambini di quella Scuola, la vitamina C e le cure mediche, nel caso in cui questa mancanza - artificialmente e volutamente creata - fosse stato scoperta per non " rovinare " l'esperimento.
Queste sperimentazioni furono compiuti da scienziati del governo federale di quel tempo e applicati in sei degli 80 collegi per i bambini aborigeni canadesi che esistevano tra il 1840 e il 1996. Queste scuole erano strumenti di genocidio culturale e umano, per esse passarono più di 15.000 piccoli indifesi, gestite dalla presunta “ carità religiosa” per lo più cattolica e anglicana. Queste scuole sono state utilizzate per tutti i tipi di abusi di potere nei confronti dei bambini aborigeni inermi, sottoposti a terribili violenze fisiche, sessuali, psicologiche, sterilizzazioni, uccisioni e, come adesso sappiamo a una sperimentazione genocida.

L’esperimento nutrizionale è solo una parte di tutti questi abusi e non può davvero sorprenderci, però aiuta a visibilizzare l’entità del crimine che subirono gli aborigeni canadesi da bambini. Il documento scoperto da Mosby datato 1954, del Dipartimento Nazionale Salute e Benessere firmato dagli scienziati G.F. Ogilvie y L.B. Pett, era intitolato “ Uno studio a lungo termine della supplementazione di acido ascorbico " sui bambini del Convitto di Shubenacadie.  I due ricercatori documentano specificatamente le mancanze di vitamina C, che causarono alla metà dei piccoli partecipanti infermità susseguenti come la gengivite o parandotite.  A un’altra metà di bambini fu dato un supplemento di vitamina C. Lo studio proseguì per quattro anni.
Mosby rileva come la corrispondenza tra i due ricercatori e le autorità in altre scuole provi che gli scienziati volevano assicurarsi che i bambini non ricevessero alcun trattamento medico e che non si interferisse nelle loro diete, per esempio, con un supplemento a beneficio dei bambini.
L’esperimento non chiarì nulla, non vi furono risultati, semplicemente i bambini soffrirono le conseguenze della privazione di vitamina C e pagarono per questa mancanza.
Gli esperimenti con gli esseri umani, inevitabilmente ci ricordano la Fondazione Rockefeller e il suo progetto di Eugenetica, attuato nella Germania nazista sui prigionieri nei campi di concentramento. Sembrava che ci fossimo lasciati il passato alle spalle, che quegli errori non si ripetessero, che esistessero parametri etici di condotta scientifica da attuare.  La scienza e la tecnologia, però, non sempre funzionano eticamente. Gli esempi di sperimentazione con gli esseri umani abbondano, specialmente con le popolazioni povere; molti poveri sono utilizzati per esperimenti medici apertamente e apparentemente legali. Negli Stati Uniti, chi non può permettersi l'assicurazione sanitaria, molte volte, accetta di sottoporsi a farmaci sperimentali delle società farmaceutiche perché sono gratis e riceve qualche cura, piuttosto che niente.


Il figlio di Pett Lionel, uno degli scienziati responsabili dell'esperimento con i bambini aborigeni, intervistato dalla Toronto Star circa la condotta di suo padre, ha difeso la sua reputazione, affermando che suo padre ” stava solo cercando di fare un buon lavoro” nel comprendere gli effetti delle vitamine e dei minerali, garantendo ai canadesi una migliore salute in tempi di grande difficoltà come la guerra e il post-guerra, anche usando bambini e bambine aborigeni, in sostanza prigionieri nei Convitti. Bambini che essendo minorenni non potevano rifiutare il loro consenso, bambini i cui genitori, non avrebbe acconsentito se fossero stati informati: adulti e bambini di una società che non li considerava uguali sulla loro terra.

Ancora oggi gli esperimenti continuano: settimane fa la famiglia di Brian Sinclair ha intentato una causa davanti  alla Corte di giustizia per la violazione dei diritti fondamentali di Sinclair, aborigeno, che morì nel settembre 2008, nel pronto soccorso dell'ospedale “Health Sciences Centre” della città di Winnipeg, in Canada, per un’infezione che poteva essere curata in mezz’ora con una prescrizione di antibiotici.  Sinclair ha aspettato trentaquattro ore in ospedale in sala Emergenza, insieme con altri 150 pazienti in attesa, ma lui è morto aspettando. Il filmato della sala d’attesa dell’ospedale, ci mostra Sinclair, nella sedia a rotelle, dopo aver perso entrambe le gambe per congelamento nel 2007, in una notte d’inverno, dormendo sui gradini di una chiesa, aspettando pazientemente che lo accogliessero.

I Nativi canadesi sono oggi, il 4,3% della popolazione -1 milione 400 mila persone che soffrono il doppio della mortalità infantile rispetto al resto della popolazione, cinque volte di più di diabete e sei volte di più di Epatite C, che il resto dei canadesi. Dei 30.000 bambini sotto cura del governo canadese, la metà sono nativi, questo dovuto in gran parte al livello dell’impoverimento delle riserve e della popolazione aborigene nelle città.  Dalla fine degli anni '60 a oggi, contando solo i casi segnalati ci sono 582 donne native scomparse o assassinate. Il 90 per cento delle 70 donne native scomparse o assassinate nella provincia dell'Ontario erano madri.

Tutti i nativi canadesi soffrono discriminazioni e oppressioni, ma non tutti sono intrappolati: un numero indicativo di aborigeni canadesi, cresce, sviluppa e acquista strumenti educativi e occupazionali che consentano loro di andare avanti e vedere il futuro con speranza.  Speranza che trasmettono ai loro figli e alle loro figlie che, a loro volta, sentono la capacità di andare più in là dei loro genitori. E lo fanno.

(...)
Il trattamento dei bambini e bambine nativ*  prigionieri nelle Scuole non fu che una strategia  per cancellare la loro  cultura e le loro storie, per implementargli  con forza il concetto occidentale del mondo e della vita.  Tutto ciò fu vissuto dagli oratori e adoratori  di Dio, come un valido compito , “altruista” e degno di attuazione. Tutti noi  rappresentanti in qualche modo dell’occidente, dei suoi valori e dis-valori, della sua immorale moralità, non abbiamo che chiedere scusa con onestà e umiltà, per i crimini dei nostri antenati , perché di questi abbiamo beneficiato.

  Dobbiamo allargare  la nostra umiltà e condizione di pentimento a tutti i popoli poveri del mondo che ci guardano con occhi terrorizzati per le infamità che in nome della nostra “civiltà” possiamo ancora compiere.


Rebelion

(traduzione libera di Lia Di Peri)

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