domenica 30 settembre 2012

Angela Davis : " Fui usata per incutere paura".

Intervista ad Angela Davis in occasione della presentazione del documentario Free Angela & All Political Prisoners, della regista Shola Lynch, al Toronto International Film Festival.

di Luciano Monteagudo


" Non credo che i miei principi siano cambiati nel corso degli anni. Né tantomeno il mio impegno politico".Chi parla è Angela Davis, una delle attiviste politiche più famose degli anni 60/70, una figura emblematica non soltanto per il suo discorso fortemente rivoluzionario e per la sua rilevante militanza nei BlacK Panters, ma anche per il suo famoso taglio di capelli "afro", che divenne popolare a suo tempo, tra le donne nere. Oggi, all'età di 68 anni, questa intellettuale e docente universitaria, formatasi all'Università di Francoforte sotto la guida di Herbert Marcuse, è arrivata a Toronto all'International Film Festival per sostenere il lancio del documentario Free Angela & All Political Prisoners.

Diretto da Shola Lynch,il film racconta la storia della Davis, quaranta due anni fa quando fu coinvolta dall'FBI nel rapimento ed omicidio  del giudice Harold Haley, del Marin County, California. Coinvolgimento dal quale fu poi assolta, nonostante la pressione posta a suo tempo dal governatore dello stato, Ronald Reagan,che nel 1969 era riuscito a espellerla dall'Università della California (UCLA) per la sua aperta militanza nel Partito Comunista .
Latitante per la Giustizia della quale ovviamente era sospettosa, Angela Davis rientrò a 24 anni, nell'elenco dei dieci fuggitivi più pericolosi dell'FBI, fino a quando fu arrestata nel mese di ottobre del 1970. Si scatenò allora una campagna internazionale per la sua liberazione alla quale parteciparono John Lennon e Yoko Ono, che composero anche la canzone "Angela" nell'LP Some Time in New York City  e dei Rolling Stones, che registrarono il singolo “Sweet Black Angel”, incluso poi, nell'album Exile on Main Street.


"Non ho mai cercato questo grado di esposizione pubblica ed è stato molto difficile da accettare allora",ricorda Angela Davis in un'esclusiva intervista con Página/12, in una suite al Metrotel Soho di Toronto. " Il mio approccio era esclusivamente politico e neppure nei miei sogni più selvaggi ho mai pensato che sarebbe stato spinto in quella direzione. Ma allo stesso tempo ero consapevole che si trattava di qualcosa con il quale dovevo imparare a vivere. Quindi, si trattava di usarlo, non tanto in mio nome quanto per tutte quelle persone che non avevano voce in quel momento. "


- Si riferisce ai suoi compagni attivisti nei Black Panters?

- Esattamente. Perché la campagna nazionale per la mia libertà iniziò originariamente con lo slogan " Free Angela", ma io ho pensato che sarebbe dovuto essere " Liberate Angela Davis e tutti i  prigionieri politici"che è la frase che ora Shola Lynch ha scelto per il suo documentario.

- Nel film si dice che la tripla condanna a morte chiesta dal pubblico ministero, non tanto era diretta a lei personalmente, quanto a tutto ciò che lei incarnava. Può chiarire questa idea?

- Mi resi subito conto che tutto questo accanimento verso di me, eccedeva la mia figura e la mia situazione personale. In primo luogo, perché non potevano ammazzarmi tre volte. Ed ho anche capito la gravità di tutta la situazione. Erano decisi ad uccidere la costruzione di questo nemico immaginario. Ed io incarnavo questo nemico, perchè nera,donna e comunista. Quando l'FBi cominciò a perseguitarmi ne approfittò per incarcerare  centinaia di giovani donne nere come me. Hanno approfittato della situazione per cercare di instillare la paura in tutta la comunità nera.

- Cosa è cambiato da allora?

- Penso che molte cose siano cambiate. E credo che siano cambiate grazie alla lotta che abbiamo fatto. Quando sono arrivata all'università ero una delle pochissime  fortunate donne nere. Oggi,non è più così, anche se dobbiamo riconoscere che c'è ancora un enorme divario tra il numero degli studenti bianchi e neri. Ciò che mi rattrista molto è che in quel momento, quando lottavamo per la liberazione di tutti i prigionieri politici nella fattispecie e contro l'istituzione carceraria in generale, ci sorprese la quantità di gente che erano in prigione nel paese,però oggi ci sono negli Stati Uniti, più persone in carcere di allora.Oggi, nel mio paese ci sono due milioni e mezzo di persone in prigione. Uno ogni 37 adulti è sotto il controllo del sistema carcerario. Ed è una percentuale molto alta. E' il paese con la maggiore popolazione carceraria del mondo.

- A cosa attribuisce questo?

- Ai tassi di povertà, senza dubbio. La maggior parte degli uomini neri giovani sono disoccupati.Questo è ovviamente un problema politico e anche di razzismo. E 'vero che i libri di testo non si esprimono apertamente il razzismo come succedava prima e che ufficialmente non c'è segregazione razziale,ma per molti versi la situazione è peggiore oggi che mezzo secolo fa.

-  Anche con un presidente nero come Barack Obama?

- Sí, es triste dirlo, ma le cose sono peggiorate con un presidente afroamericano alla Casa Bianca.Questa è l'ironia. Perché mezzo secolo fa sarebbe stato impensabile che  che un uomo nero potesse diventare presidente degli Stati Uniti, cosa che oggi è possibile. Ma oggi nessuno alla Casa Bianca si preoccupa che un milione di uomini neri sono imprigionati. E questo ha una relazione diretta con il completo smantellamento del sistema di protezione sociale e la de-industrializzazione che il paese sta vivendo,con la conseguente perdita dei posti di lavoro. Prima la popolazione nera aveva nel settore siderurgico, automobilistico  e nelle altre industrie la sua fonte lavorativa, che ora sono state trasferite in altri paesi dove la manodopera è molto più economica. Sono nata e cresciuta a Birmingham, in Alabama, dove l'industria siderurgica era la principale fonte di lavoro. Anche se continua a d esserlo ha sempre meno posti di lavoro. E se si aggiunge la mancanza di sostegno sociale, la mancanza di istruzione, l'assenza di un buon sistema di sanità pubblica,accade che il carcere si trasforma nella soluzione per difetto di  tutti i problemi sociali che  non vengono affrontati politicamente.

- Parlando di prigioni ... Perché pensi che Obama non abbia mantenuto la promessa di chiudere la prigione di Guantanamo?

-Questo è quello che avrebbe dovuto fare fin dall'inizio,ma non ha assunto bene il governo. In molti modi si dice che la cosiddetta " guerra al terrorismo" è superata. Ma dobbiamo anche riconoscere che il primo motivo per cui Guantanamo non è stato chiuso  è perché  noi scendemmo in strada a rivendicarlo. In molti casi, la gente che ha eletto Obama non è rimasta vigile e attenta. Viceversa si sarebbe creato un movimento di pressione tale da far chiudere Guantanamo. Un movimento per creare anche  un miglior sistema per la salute pubblica, migliore istruzione, educazione,ecc. Questo è ancora quello che dobbiamo fare.

- Per le prossime elezioni?

-Assolutamente. Dobbiamo uscire ad occupare spazi, acquisire una dimensione di ciò che è possibile e necessario fare.


(traduzione di Lia Di Peri)

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