martedì 24 gennaio 2012

Vittime della lesbofobia

da María Jesús Méndez 

L'ultima volta che Marisol ascoltò una battuta omofoba si mise a ridere. Stava prendendo un caffé con i suoi colleghi di lavoro e usando il sorriso come una maschera accompagnò la battuta di "finocchi" che fece uno di essi.

Marisol cerca di apparire eterosessuale. Con le infermiere dell'ospedale dove lavora parla di culi maschili, dei " fighi" medici di cardiologia o del buono attore di qualche serie televisiva. A volte si inventa fidanzati  che non sono mai considerati in grado di accompagnarla a qualche cena occasionale o compleanni da festeggiare con i colleghi.

Ogni mattina, quando Marisol torna a casa dopo i turni notturni in ospedale e va dalla sua compagna che sta dormendo, si sente in colpa. Si infila nel letto e l'abbraccia da dietro. Raramente le capita di mentire sulla sua vita. E anche raramente con facilità.

La sua famiglia ed i suoi amici sanno da tempo che è lesbica. Ma da quando ha iniziato a lavorare in ospedale lo ha nascosto. Una conoscente le disse che alla Direzione non piaceva avere personale sanitario omosessuale e che negli ultimi tempi alcuni gay e lesbiche sono stati respinti per diversi motivi che nascondevano la vera ragione: il loro orientamento sessuale.

Marisol vive in Cile,paese che lo scorso novembre ha approvato una legge contro la discriminazione. 

A miglia di distanza a Madrid abita Agneseche, giorno per giorno, sul posto di lavoro, si rifugia nelle stesse bugie di Marisol.

" Mi hanno consigliato di tacere che sono lesbica, perché essere maestra e stare con i bambini piccoli avrebbe potuto pregiudicarmi. E cominci ad ignorare, nascondere e mentire. Al punto che quando vuoi uscire da tutto questo ti rendi conto che è troppo grande e che sarebbe ridicolo smentire" ha dichiarato Agnese.

Lesbofobia

Così si chiama la discriminazione omofoba e sessista contro le lesbiche. Anche se di solito proviene da una istituzione o da una persona, esiste anche la lesbofobia interiorizzata, che è la discriminazione che sente una lesbica rispetto a se stessa e verso quelle con le quali condivide l'orientamento sessuale.

La lesbofobia che uccide

Il 2011 ha lasciato un record di varie ferite. Diversi episodi di lesbofobia sono accaduti nel mondo.

A luglio, cinque lesbiche furono picchiate ed insultate da un gruppo di ragazzi che volevano rimorchiarle.Incapaci di sopportare il rifiuto a causa dell'orientamento sessuale delle ragazze, i giovani le insultarono gridando: puttane... e a colpirle in una stazione della metropolitana di Washington.

Alla stessa data, a Jaén,un altro uomo aggredì una donna lesbica. In questo caso era un padre che colpì con un bastone in strada, la figlia di 19 anni,perché non accettava il suo orientamento sessuale. La giovane riportò diverse ferite sul braccio e sulla schiena ed una bruciatura al piede perdendo una scarpa, mentre cercava di s-fuggire ai colpi del padre


Tre mesi dopo,una coppia di lesbiche adolescenti che si baciava nella piazza del Ducato di Charleville-Mezieres, città francese, fu presa a pugni da un gruppo di ragazzi che, mentre le insultava le prendeva a calci sul marciapiede. Giorni dopo, per protesta venne organizzata una manifestazione di bacio LGBT sul posto.


Nel mese di dicembre,Kristen Cooper, una universitaria del Texas, fu pestata da due uomini. Il motivo? Lo stesso di quello di prima: il suo essere lesbica. Fu brutalmente aggredita ed insultata dopo una festa di amici. alla quale aveva partecipato.

" Nelle aggressioni di lesbofobia - rileva la sociologa e ricercatrice Margarita Castaños - è evidente la paura e la confusione di chi non accetta la differenza, di chi teme la differenza  e che le cose non siano così come sono radicate nella sua testa. Questa paura si manifesta sotto forma di cieca ira. Sono mentalità pochissimo flessibili ed empatiche".

Quando la lesbofobia va oltre fino a far rischiare la vita di una donna lesbica, è ri-conosciuta come crimine di odio, concetto che comprende quei delitti il cui motore è l'intolleranza razziale, etnica,di identità di genere,dell'orientamento sessuale, di religione,nazionalità e appartenenza politica.

Odio

L'odio fu quello che spinse ad aprile, José Avilés a suonare al campanello della casa di Norma Hurtado, di 24 anni, compagna della figlia di 18 anni, con un fucile di caccia carico. Non gli piaceva che sua figlia fosse lesbica. E ancor meno che avesse una relazione. Non appena Norma gli aprì la porta,la uccise insieme alla madre di 57 anni.

" Ti dimostreremo che sei una donna"

A dicembre, l'organizzazione Human Righ Watch ha pubblicato il suo rapporto di 93 pagine intitolato: " Ti dimostreremo che sei una donna. Violenza e discriminazione contro lesbiche e trans-gender nere". Attraverso 120 interviste, il rapporto sottolinea l'alto livello di violenza alla quale sono sottoposte le lesbiche nelle diverse regioni del Sud Africa.

" Camminavo di ritorno dal club. Quattro uomini mi hanno violentata. Ho gridato. Mi hanno detto: Vogliamo solo dimostrarti che sei una donna. Hanno pensato che fosse colpa mia. Hanno pensato che qualche volta li ho provocati nel dire apertamente che ero lesbica. Questo è quanto. Essi credono che le donne dovrebbe [solo]stare con gli uomini".
E' la testimonianza di Puleng, 23 anni, che si racconta nel rapporto. Questi atti rimangono spesso impuniti, perché la polizia non risponde in modo efficiente. secondo gli intervistati, la polizia è solita reagire con burle e molestie di fronte a queste denunce.

"Quando sei una lesbica(...) non puoi andare dalla polizia. Una lesbica più grande di me che fu violentata. Il suo caso non fu preso sul serio. Qualcuno mi vuole violentare perché sono lesbica. Mi viene voglia di chiudermi dentro (...) La mia amica sta da sola, lo sanno tutti. Chiaro che [gli uomini del quartiere] stanno progettando qualcosa. Solo che il giorno non è ancora arrivato" Questa è una parte della testimonianza di Nombeko,18 anni.

Discriminazione, insulti, abusi, percosse, stupri e omicidi. Armi che utilizza la lesbofobia per punire alle dissidenti dell'eterosessualità obbligatoria. Ferire una donna e in quella ferita,ferire il lesbismo.

" Non esistono - conclude la sociologa Margarita Castaños - ricette magiche per lottare contro la lesbofobia. E' una questione di tolleranza e flessibilità di fronte alla differenza. Ciò si raggiunge attraverso l'educazione durante l'infanzia, anche con messaggi positivi delle istituzioni che hanno il controllo e sono referenti del pensiero.  Anche la normalizzazione è un fattore importante. Poter vedere e già incorporare in qualcosa di quotidiano e normale.Ciò che dovrebbe essere condannabile è l'omofobia. Io sono ottimista. Le cose stanno cambiando. E' una questione di tempo. Molto o poco, dipende dal paese. Tempo, visibilità, educazione e forza. Molta forza".


Mirales

(traduzione di Lia Di Peri)

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